Ma se un cattolico si mette a scrivere libri di narrativa è ragionevole definirlo, senza troppi giri di parole, scrittore cattolico? E i romanzi di uno scrittore cattolico – ammesso che questa definizione abbia un senso – sono automaticamente romanzi cattolici? Esiste davvero qualcosa, nella storia della letteratura fino ai giorni nostri, che possa essere definito romanzo cattolico? E quando uno scrittore cattolico scrive, si chiede se quello che sta scrivendo è cattolico oppure no? È un po’ di tempo che giro intorno a queste domande e non riesco a venirne a capo. L’altro giorno, però, mi è venuta un’idea.
Ho fatto una lista degli scrittori italiani contemporanei che sono, oltre che scrittori, anche cattolici. Poi ho scritto in bella forma le domande che mi ronzavano in testa e le ho girate agli scrittori cattolici che avevo individuato. Alcuni di loro hanno accettato di rispondermi (mi fa piacere ringraziarli anche qui, dopo averlo fatto in privato) e così ora ho tra le mani otto interviste complete (un altro paio potrebbero aggiungersi nei prossimi giorni) che pubblicherò sul mio blog per continuare a ragionare su questi temi insieme ai visitatori di passaggio.
Ho deciso di chiamare questo ciclo di interviste “Scrittori e cattolici“. Mi rendo conto che non è un titolo di bruciante originalità, ma mi sembra che in sintesi dica tutto. Trovo fondamentale soprattutto la piccola congiunzione che tiene unite e al tempo stesso distanti due categorie così vaste.
Pubblicherò le interviste a partire da domani, un giorno sì e uno no. Si comincia con Giulio Mozzi. Buona lettura.
“Ma se un cattolico si mette a scrivere libri di narrativa è ragionevole definirlo, senza troppi giri di parole, scrittore cattolico?”.
Sì e no.
Sì se più o meno volutamente, consciamente, i suoi scritti hanno come sostrato culturale e come bussola morale appunto la cattolicità, o comunque la fede.
No perché ciò non è automatico, ed un cattolico che scrive narrativa è in primis un “cattolico scrittore”, non necessariamente nè subito uno “scrittore cattolico”.
Può sembrare pignoleria, ma per me è sostanza.
Ed è un’introduzione alla questione che già ne dice qualcosa, non trovi?
Ho letto l’intervista a Veronica Tomassini, che mi ha intrigato, ora procedo con le altre 😉
Grazie, Denise.
In realtà anche io ho pensato che la definizione “cattolico scrittore” sia molto più significativa di “scrittore cattolico”.
Buon proseguimento con la lettura delle altre interviste.